SISMA ALBANIA: RIFLESSIONI AL RIENTRO

Vivere, toccare con mano e visitare l’esperienza di un devastante sisma, da poco accaduto, è qualcosa che ti segna.
Trovarsi dopo pochi giorni in luoghi del genere è come assistere ad un bombardamento.
Mi è capitato tutte le volte .

Mi sconvolge soprattutto gli occhi impauriti della gente. Quegli occhi di chi non potrà mai dimenticare quei momenti.
Sono sincero: non mi stupisce più vedere crepe o pilastri scoppiati;  non perché non siano impressionanti da vedere , ma forse perchè in quei momenti di analisi, esce quella parte della mia personalità e professionalità che mi rende più freddo e meno riflessivo.
Quello che tutte le volte mi spinge a riflettere è l’aspetto umano: l’orologio sulla parete fermo, la foto , il calendario, i piatti, il controsoffitto mezzo staccato, l’armadio aperto staccato dal muro, il tramezzo segnato a croce dietro al letto.
L’osservazione del quotidiano, di quello che vedi non essere stato fatto o pensato prima dell’evento e che ha contribuito, amplificandolo spesso parecchio, al disastro materiale e umano.

Quel minuto di terrore ti sconvolge la vita; non c’è dubbio. È un improvviso e sempre imprevisto salto nel vuoto che mai potevi pensare potesse accadere. E invece…..
In Italia, come questa volta a Durazzo, le domande che ci hanno fatto le persone sono sempre le stesse: cosa ne sarà di noi. Della nostra vita, delle nostre giornate. Soprattutto: dei nostri figli.
I figli. Da genitore di tre splendidi figli non ho potuto non pensare a loro quando sono entrato nelle camere di bimbi e ragazzi. Quando nella mensola trovi le cornici rotte che ricordano i tuoi momenti di felicità. E allora mi chiedo io stesso, se ho fatto il possibile per salvaguardare loro , i miei cari. La risposta è sempre NO!

Non sento di aver fatto abbastanza. Perchè è una lotta subdola contro un nemico che non conosciamo, che non ti avvisa della sua potenza. Lo definirei un vero stronzo.
Imprevedibile e che quindi , va da se che   far prevenzione di qualcosa di imprevedibile diventa  difficile.
La mia riflessione quindi va oltre l’aspetto strutturale, anche perchè non ho l’arroganza di considerarmi esperto e anche perché non basta quello.
Mi è del tutto evidente.
Va su altri aspetti – non squisitamente tecnici – che interessano la quotidianità, la gente comune: quello che ognuno di noi, potrebbe e dovrebbe fare. Subito.
Alla fine non bisogna cadere nell’errore di pensare che la materia riguarda le sole strutture, gli ingegneri, (sebbene è il primo e più importante aspetto da considerare) e che se parliamo di sismica significa rovesciare sottosopra la casa per renderla più sicura per stare un po’più tranquilli.

No. Non è solo questo . Parte da noi. Dalla nostra sensibilità. Dalla percezione che abbiamo del problema.
Aumentare la sicurezza antisismica delle case, delle scuole, del posto di lavoro è importantissimo e lo ritengo scontatamente necessario in una società civile e umana.
Mi pongo però anche sul piano di quello che tutti dovrebbero fare nel quotidiano e di cui , spesso si tralascia di parlare o non se ne comprende la pericolosità, trattandosi di aspetti, considerati di secondaria importanza o meno determinanti all’incolumità delle persone.
Quando entri in queste case dopo il terremoto, trovi il tramezzo segnato o ribaltato, l’armadio pieno zeppo di argenteria e bicchieri, mezzo rovesciato e che non ha ammazzato nessuno solo perché non era il suo momento…. il controsoffitto staccato in cucina, il letto pieno di vestiti, perché l’armadio si è aperto sopra.
Sono tutti elementi che mettono a rischio la vita. Come un pilastro scoppiato, un muro portante lesionato.
Un comignolo pesante, magari posato senza un minimo di connessione al tetto, ti può uccidere.
Gli stessi arredi devono tenere conto di questi aspetti perchè la prevenzione è anche questo. Una semplice vite che ferma un armadio e non ti cade sopra al letto.
La nostra coscienza in questa materia è spesso molto bassa. Non ci pensiamo. Perché il nemico è uno stronzo. Non si fa sentire per anni, magari non arriverà mai. E non sai se e come arriverà.
Quindi te ne freghi. Non ci pensi. Fino a quel momento.
Sono anche le piccole cose; gli accorgimenti del quotidiano: la libreria fissata alla parete, l’alleggerimento delle mensole, la sostituzione di cappelli e comignoli pesanti, con elementi leggeri. Il rinforzo di tramezzi usando magari una carta da parati strutturale…senza stravolgere la casa.
Allora occorre riflettere e capire che con un po di cultura e coscienza che si potrebbe fare molto. Anche con poco, ma spetta a noi.

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